Piano vaccinale, meglio tardi che mai. Fermare la deriva della sanità regionale.
Solo ieri l’assessore alla sanità ha presentato il piano vaccinale della Regione Fvg. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, alla luce della situazione drammatica ““ se non disastrosa ““ della sanità regionale che emerge dai dati sui contagi e sui decessi, che ci vedono ai vertici tra le regioni italiane, e dalla progressiva crescita dei ricoveri nei reparti Covid e nelle terapie intensive. Ad aggravare il quadro le liste di attesa che continuano ad allungarsi, senza alcun programma per ridurle, con migliaia di persone che attendono mesi per semplici esami e che non hanno idea sui tempi degli interventi chirurgici, tanto che aumenta l’esodo sanitario verso altre regioni, il personale stressato, i ritardi e le incertezze sui tempi delle nuove assunzioni, la crescente carenza di medici di base.
Al di là dei suoi contenuti, il piano vaccinale parte con un ritardo evidente, visto che perfino tra gli over 80 sono ancora numerosi gli anziani e i soggetti deboli che non riescono a fissare un appuntamento, in particolare tra coloro che devono essere vaccinati a domicilio. Tutto questo contribuisce non solo a creare disorientamento e angoscia tra i cittadini, e in primis tra gli anziani, ma anche ad aggravare i numeri di una terza ondata che ci vede, come già detto, ai primissimi posti in Italia per incidenza di contagi e decessi. È di tutta evidenza che una migliore organizzazione avrebbe potuto dare ““ e potrebbe dare ancora ““ un grande contributo al contenimento di quei numeri e a ridurre la pressione sugli ospedali: lo dimostra il quasi azzeramento dei contagi nelle case di riposo, reso possibile proprio dai vaccini, che hanno consentito di mettere in sicurezza quello che prima era il fronte più debole.
La verità è sotto gli occhi di tutti: il sistema sanitario del Fvg, al di là delle dichiarazioni propagandistiche e in alcuni casi irresponsabili della Giunta regionale, si è fatto trovare gravemente impreparato di fronte all’impatto della seconda e della terza ondata. Ne sono prova la debolezza cronica delle strutture di prevenzione, il mancato rafforzamento dei servizi territoriali, il tardivo accordo coi medici di base, la gestione dei tracciamenti andata in tilt, i ritardi nelle strategie di assunzione e reclutamento del personale, tutti sintomi evidenti di una gestione tesa a inseguire e non a prevenire l’andamento del virus.
Se vogliamo invertire la rotta, ponendo anche le basi per un governo delle liste di attesa, in crescita esponenziale, e per avviare una profonda revisione dell’ultima riforma, è necessario tornare a una gestione partecipata e condivisa della sanità regionale, che preveda un indispensabile coinvolgimento di tutti i soggetti in causa e la massima trasparenza dei dati, fattore questo che è sempre venuto meno nel corso di questa lunghissima e spossante emergenza.
Roberto Treu
Segretario generale Spi Cgil Fvg